Un altro passo. Ancora un passo all’ingiù. Non si arresta la versione “gambero” degli indici Euribor che anche oggi sono calati. L’indice a 1 mese ha perso la soglia dello 0,4% scivolando allo 0,399%, avvicinandosi al minimo di tutti i tempi (0,397%) toccato il 31 marzo 2010. L’indice a 3 mesi si è portato allo 0,7% e sembra ormai prossimo a sforare al ribasso questa soglia per puntare il minimo storico (0,634%).
La notizia farà certo piacere agli oltre 3 milioni di italiani che stanno rimborsando un mutuo a tasso variabile agganciato appunto a uno degli indici Euribor. A questo punto, la domanda è d’obbligo. Toccando il fondo, gli Euribor ripartiranno all’insù? Per rispondere, l’unica sfera di cristallo disponibile è il mercato londinese dei future (Liffe) dove sono scambiati contratti future sugli Euribor a 3 mesi nei prossimi cinque anni.
Un po’ come guardare le previsioni del tempo. E, al pari di queste, anche le previsioni sugli Euribor possono sbagliarsi. Il margine d’errore è giustificato dal fatto che questi contratti riflettono le aspettative odierne sull’andamento economico del prossimo lustro. E, obiettivamente, con un’economia che naviga a vista come quella attuale, in preda alle scelte politiche sulla risoluzione della crisi dei debiti sovrani nell’Eurozona, non è semplice centrare previsioni nel medio periodo.
In ogni caso, questi contratti riflettono oggi la “sensazione” che gil Euribor resteranno sotto la soglia dell’1% fino a settembre 2014 per poi risalire lentamente verso il 2% nel 2016. Non dovrebbero tornare, quindi neppure da qui a cinque anni, in linea con la media storica del 3%.
Chi ha un vecchio mutuo
L‘Euribor in caduta libera fa felice chi sta pagando un mutuo a tasso indicizzato all’Euribor, appunto. Ma chi ha un mutuo a tasso fisso? Conviene surrogare (con un’altra banca) o provare a rinegoziare (con la stessa banca) con un tasso variabile? Per rispondere a questa domanda è necessario aprire la parentesi spread che, ahinoi, restano ancora alti, nonostante a inizio primavera alcuni istituti hanno iniziato a tagliarli dopo 10 mesi di continui rialzi. Se conviene, pertanto, passare da fisso a variabile molto dipende dalla distanza tra i due tassi (il fisso che si sta pagando e il variabile che si otterrebbe). Le valutazioni sono personali a fronte del fatto che oggi i migliori variabili si aggirano intorno a un tasso finito del 3,5%. Certo, scegliendo in questo momento la strada della surroga, ci si aggancerebbe a un ottimo Euribor ma si fisserebbe con ogni probabilità uno spread più alto (si parte dal 2,7%) rispetto a quello che sta pagando probabilmente chi ha sottoscritto un mutuo prima dell’estate del 2011. Anche questo fattore deve pesare nella scelta di un eventuale cambio mutuo. E poi molto dipende dalla durata residua (se mancano pochi anni la convenienza di un ribaltone può essere marginale).
Articolo tratto da “Il Sole 24Ore” del giorno 3 Maggio 2012