Una “cedola” da circa 10 miliardi di euro. È quella che 17,5 milioni italiani proprietari di immobili staccheranno allo Stato e ai Comuni entro il 18 giugno, quando scadranno i termini per il pagamento dell’ acconto sull’ Imu che da quest’ anno prende il posto dell’ Ici e (dell’ Irpef sui redditi fondiari). Dei 21,4 miliardi di gettito calcolati dal Governo con il decreto «Salva Italia» – che ha deciso l’ introduzione con un biennio d’ anticipo dell’ imposta federalista – con la prima rata del tributo dovrebbe entrare nelle casse erariali e municipali circa la metà. O poco meno, perché il versamento di giugno sarà effettuato sulla base delle aliquote standard (4 per mille sull’ abitazione principale e 7,6 per mille sugli altri immobili): per l’ abitazione principale, poi, l’ imposta potrà essere pagata quest’ anno in tre tranche, ognuna delle quali pari a un terzo dell’ imposta anziché il 50% previsto per la ripartizione classica tra acconto e saldo. Vista con gli occhi del contribuente, la chiamata alla cassa entro il 18 giugno rappresenta un appuntamento oneroso. Sull’ abitazione principale, il prelievo scriverà la parola «fine» a quattro anni di esenzione (con le poche eccezioni di chi ha continuato a pagare sulla propria casa di lusso), mentre sugli altri immobili l’ Imu si attesta a livelli decisamente più alti dell’ Ici, perché con la stessa imposta bisogna sostenere sia il bilancio statale sia quelli locali. Tant’ è vero che su seconde case affittate, negozi e immobili d’ impresa gli aumenti oscilleranno fra il 100 e il 250 per cento, con punte ancora più alte per i canoni concordati che fino al 2011 godevano di agevolazioni comunali difficilmente replicabili nel nuovo quadro. Gli effetti complessivi, in verità, si sentiranno a dicembre, quando si dovrà tenere conto nel saldo degli aumenti di aliquota decisi a livello locale. Già con il primo appuntamento alla cassa, comunque, si faranno sentire i nuovi moltiplicatori da applicare alla rendita catastale (160 invece di 100 come accadeva con l’ Ici) e l’ incremento di aliquota (7,6 per mille invece del 6,43 medio applicato l’ anno scorso). In soldoni, l’ acconto Imu chiederà a ogni abitazione diversa dalla principale il 90% in più di quanto versato 12 mesi fa per pagare la prima tranche della vecchia imposta comunale. Oltre che costosa, la scadenza si annuncia tutt’ altro che semplice anche dal punto di vista degli adempimenti, nonostante i chiarimenti contenuti nella circolare 3/2012 del dipartimento Finanze. Il versamento, in primo luogo, può essere effettuato con tre modelli: quello dedicato all’ Ici, che continua a essere valido per la nuova imposta, l’ F24 “ordinario” e quello semplificato, diffuso dall’ agenzia delle Entrate la scorsa settimana. A dicembre, quando sarà la volta dell’ acconto, al novero degli strumenti si aggiungerà anche il bollettino fiscale. Nel grafico qui a fianco si possono leggere le istruzioni per la compilazione delle due tipologie di F24, comprese le modalità per specificare il numero di rate scelte per il pagamento dell’ acconto sull’ abitazione principale: sull’ obbligatorietà di questa indicazione le istruzioni ufficiali non hanno brillato per chiarezza, ma per evitare complicazioni è ovviamente meglio compilare tutte le parti del modulo.
Articolo tratto da “Il Sole24Ore” del giorno 31/5/2012