La domanda di mutui cresce ancora, le erogazioni accelerano. Ma, in attesa di verificare quanto di questi nuovi prestiti si traduca in un aumento di compravendite immobiliari e quanto venga assorbito da surroghe e sostituzioni, un dato sembra rimanere costante. E cioè il fatto che a poter accedere è quasi esclusivamente chi ha un lavoro “fisso”, con la quota di immigrati che risale di poco rispetto agli ultimi anni e un’età media di 38 anni e mezzo. é quanto emerge da un’analisi di Tecnocasa sui clienti del Gruppo.
L’identikit secondo Tecnocasa
Nonostante i segnali positivi «il settore però rimane condizionato dalla situazione economica e finanziaria», nota Tecnocasa e «le politiche di erogazione rimangono prudenziali». Infatti, «la sicurezza economica è tra gli elementi fondamentali richiesti dagli istituti di credito per erogare un finanziamento». L’86,8% del campione Tecnocasa, infatti, è in possesso di redditi certi: all’83,5% di chi ha un contratto a tempo determinato si aggiungono il 3,3% di pensionati. Solo il 6,9% ha un contratto di tipo flessibile a tempo determinato e nel 4,3% dei casi si tratta di imprenditori. Percentuali abbastanza simili a quelle del 2013, dove il tempo indeterminato era anci anche meno presente con l’82,2% dei casi. Tornando al 2014, «il Centro Italia si caratterizza per una quota di finanziamento a lavoratori autonomi più alta tra tutte le macroaree (5,6%). Nelle Isole, invece, si riscontra la minor incidenza di dipendenti a tempo indeterminato (78,6%) e la maggiore percentuale di pensionati (5,1%)».
Quasi nove mutui su dieci sono stati erogati a persone di origine italiana. Solo il 9% è rappresentato da cittadini di altri Paesi europei e il 2,5% da immigrati extra-europei, ma entrambe le percentuali sono in aumento rispetto al secondo semestre 2013, seppur in modo molto lieve». Nel 2013 gli extracomunicatri che avevano accesso a un mutuo erano infatti poco più del 2% e gli europei il 6,8%. Dai dati raccolti si evince che la maggior parte degli stranieri non europei proviene dall’America Centro-Meridionale, seguiti dagli asiatici e dagli africani.
L’analisi per fasce d’età mostra come sia «la popolazione più giovane a fare un maggior ricorso al mutuo e, in generale, la percentuale decresce con l’aumentare dell’età». Gli under 35 rappresentano il 40%, mentre in poco più 35% dei casi il mutuatario ha un età media compresa tra 35 e 44 anni.
Domanda ancora sostenuta
Intanto, secondo il Barometro Crif relativo a gennaio, «coerentemente con il trend positivo consolidato nel corso del 2014, la domanda di mutui da parte delle famiglie cresce ancora nel primo mese del nuovo anno con un +22,6% rispetto al corrispondente mese del 2013». Anche nel mese di gennaio l’importo medio richiesto continua a contrarsi, attestandosi a 125.918 euro contro i 127.167 euro del primo mese del 2014, ben lontani dagli oltre 138.500 euro dell’inizio del 2010. Dopo il picco minimo toccato nell’estate 2014, secondo Crif, bisogna però sottolineare come da cinque mesi a questa parte si stia registrando una progressiva risalita verso valori medi piu’ consistenti. Nel complesso, la riduzione degli importi medi richiesti riflette più fattori: l’aumento delle surroghe (stimate dagli operatori attorno al 40% del mercato: trattandosi di rinegoziazioni di debit esistenti, il residuo da finanziare è più basso di quanto si chiede all’inizio di un mutuo); la propensione delle famiglie verso soluzioni in cui il peso della rata incida il meno possibile sul reddito disponibile; il calo dei prezzi immobiliari.
«Per rispondere ad una domanda di mutui che si è progressivamente irrobustita dopo il picco negativo coinciso con il biennio 2011-2012, negli ultimi mesi le aziende di credito hanno mostrato un’offerta più dinamica, anche grazie alla liquidità di cui oggi possono disporre – illustra Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF -. Al contempo, però, livelli di rischiosità che permangono elevati a partire dal giugno 2012, seppur in lieve contrazione nell’ultima rilevazione effettuata da CRIF, continuano a determinare un’offerta inevitabilmente selettiva».
Dati che arrivano dopo l’annuncio di Abi della scorsa settimana, secondo cui i finanziamenti concessi dalle banche per l’acquisto di un’abitazione sono cresciuti del 32,5% a quota 25 miliardi. Resta da verificare quanto si trasformerà in crescita delle compravendite residenziali. In attesa del dato ufficiale di fine 2014 atteso per inizio marzo, l’ultimo dato fornito dall’Agenzia delle Entrate, sembrava testimoniare un effetto tutto sommato limitato, con un +4,1% registrato nel terzo semestre su base annua nel settore residenziale.
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