Forte calo per la domanda di mutui nel 2011. A settembre il numero di richieste di prestiti ipotecari effettuate dalle famiglie italiane in banca è crollato del 23% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Un dato che rafforza un trend di decrescita iniziato negli ultimi anni e che nel 2011 sta accelerando: nei primi nove mesi il calo della domanda di mutui è pari all’11%. E le proiezioni indicano che a fine anno i mutui erogati dovrebbero attestarsi intorno alle 570 mila unità, rispetto alle circa 700mila dei periodi pre-crisi.I numeri – rilevati su Eurisc, il Sistema di informazioni creditizie di Crif che raccoglie i dati relativi a oltre 78 milioni di posizioni creditizie – evidenziano anche la discesa dell’importo richiesto nei primi nove mesi dell’anno: da 139mila a 136mila euro per mutuo.
Cosa sta succedendo? È colpa degli spread impazziti con una media oltre il 2% (mai così in alto dai tempi dell’introduzione dell’euro) oppure ci sono altri motivi dietro questa fuga dal mutuo? “Le famiglie – spiega Enrico Lodi, direttore generale Credit bureau services di Crif – hanno progressivamente perso la fiducia sulle aspettative di reddito, e, al contempo, è cresciuto il timore di una maggiore pressione fiscale per i prossimi 12 mesi. Non hanno una chiara visione sul budget che avranno a disposizione nel breve periodo, su quanto del proprio reddito resterà in tasca e su quanto finirà in tasse a causa di prelievi diretti e indiretti. Per questo motivo preferiscono rimandare l’appuntamento con consumi,investimenti e anche con il mutuo, che puo’ essere a tutti gli effetti considerato un investimento finanziario”
E poi? «C’è da aggiungere – continua Lodi – che in Italia la dinamica dei prezzi degli immobili è anelastica. Anche in un periodo di crisi come quello attuale non c’è stato un crollo dei prezzi. E ciò è legato anche all’alto tasso di risparmio, caratteristica che condividiamo con il Giappone, che spinge le famiglie a non vendere l’immobile in momenti di difficoltà fino a quando non possono attingere altrove».
Quindi l’innalzamento degli spread sui mutui, in parte mitigato da Euribor e Irs (gli indici interbancari da aggiungere allo spread sul tasso finale) ai minimi, non sta avendo un impatto straordinario sul calo della domanda? «Ribadisco – prosegue Lodi – è soprattutto un problema di fiducia. Quello degli spread è un fattore meno rilevante perché oggi in ogni caso il tasso finale su un mutuo resta ancora competitivo».
Non pare ci sia all’orizzonte un’inversione di tendenza; anche nel 2012 le domande di mutui dovrebbero restare ben lontane dai momenti migliori. «Sì – conclude Lodi–. Inoltre, ai problemi attuali potrebbe aggiungersi l’effetto offerta. Se i costi di funding per le banche dovessero continuare a restare alti, alla riduzione della domanda si potrebbe aggiungere la frenata delle offerte, con istituti poco incentivati ad erogare mutui. Il che sarebbe paradossole perché siamo un Paese che può vantare, anche nelle fasi di crisi, di aver mantenuto un tasso di default sui mutui inferiore al due per cento» .
Articolo tratto da Il Sole 24Ore del 20 settembre 2011
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