Un rallentamento della corsa degli spread applicati dalle banche che operano in Italia sui mutui è quello che si augurano tutti coloro che di questi tempi sono al guado, indecisi se chiedere un prestito ipotecario. Nel limbo tra la tentazione di quotazioni immobiliari non alle stelle e spread sui mutui ai massimi storici.
Aggiungendo a ciò la buona notizia che i tassi europei (Euribor e Irs) che concorrono alla formazione del tasso finale del mutuo, volano molto basso e quindi compensano l’effetto dei ricarichi fuori controllo fissati dagli istituti sui contratti. Oggi, in Italia lo spread su un mutuo a tasso variabile viagga al 2,5%, sul fisso al 2,6%. Non è mai stato così da quando esiste l’euro.
Ma l’Italia è da considerarsi un caso isolato, oppure il virus degli spread impazziti si è diffuso anche in altri Paesi europei? Aiutati dai siti stranieri che offrono la possibilità di simulare le offerte di mutui abbiamo raccolto una serie di spunti che possono risultare utili per chi è orientato a comprare casa all’estero utilizzando la leva del debito.
Ebbene, l’Italia, quanto a spread è messa male. Ma c’è anche chi è messo peggio. In Portogallo ad esempio si parte da 300-350 punti base con tassi variabili che rasentano il 5%, pur considerando Euribor ai minimi. In Irlanda ci sono offerte spot incoraggianti ma gli spread in media superano agevolmente i 200 punti base. Così come nel Regno Unito dove, nonostante il tasso di sconto della Banca d’Inghilterra è allo 0,5% (a differenza del l’1,25% dell’Eurozona) i variabili partono dal 2,9%. Spread anche sotto l’1%, invece, in Spagna. Peccato, però, che i mutui vengono agganciati all’Euribor a un anno (che viaggia al 2%, ovvero 80 punti base in più del “fratello” a un mese che compare frequentemente nell’offerta italiana). E in Germania? Ci sono tassi fissi molto competitivi (sotto il 4%). Tra questi anche quello di HypoVereinsbank, la banca del gruppo UniCredit che invece in Italia applica spread, in questo momento, superiori al 3% con tassi finali anche oltre il 6%. E poi c’è Bnp Paribas che in Francia è molto più competitiva nell’offerta a tasso variabile rispetto all’Italia dove è invece in questo momento è tra le meno care sui tassi fissi. Insomma, Eurozona sì ma tassi e strategie distanti, pur se si tratta della stessa casa madre. In tema mutui, il mondo non pare, proprio, essere paese.
Dopo aver (come visto non a fatica) archiviato i dubbi sui tassi, come deve comportarsi un italiano che intende chiedere un mutuo per acquistare una casa all’estero? Regola generale: considerando che le disposizioni catastali e di ipoteca possono cambiare fra i vari Stati, non è possibile perfezionare la pratica con una banca italiana, ma bisogna ricorrere a un istituto situato nel Paese dove è presente l’immobile. Qualche passo, però, lo si può compiere già dall’Italia. Alcuni istituti stranieri presenti in Italia, come Barclays, offrono ai clienti internazionali l’accesso alle offerte di mutui locali attraverso i siti web delle divisioni straniere.
Un’altra strada è contattare un’agenzia immobiliare presente anche all’estero. E poi c’è una terza via: chiedere un mutuo di liquidità in Italia ipotecando un immobile di proprietà e utilizzando la somma ricevuta per la compravendita all’estero. Questa soluzione, seppure più agevole per chi non voglia imbattersi nelle pratiche ipotecarie in un altro Paese, è mediamente più costosa dato che i tassi sui mutui di liquidità sono più alti di circa mezzo punto percentuale. Posto che qualche istituto italiano, in questo momento storico in cui di liquidità non v’è certezza, sia disposto a concederlo.
Articolo tratto da Il Sole 24ore del 18 novembre 2011